Sono nato a Modica il 12 Aprile 1971, secondo di tre figli, e credo di essere nato pittore. Tranne forse mi madre che ricama, nessuno della mia famiglia ha attitudini particolari per una qualche forma d’arte.
Sono sempre stato attratto dai quadri.
Sin da piccolo osservavo quelli sulle pareti di casa e tentavo di copiarli; tra questi c’erano delle riproduzioni di quadri famosi. Ricordo il vecchio chitarrista di Picasso e uno strano quadro di Goya: due bambini che parlano, appoggiati ad un grosso cane; e ricordo anche la sensazione di impotenza che provavo nel tentare di riprodurli. Una sensazione che mi accompagna tutt’ora quando lavoro.
Ho compiuto studi artistici a Comiso, poi a Urbino, dove ho frequentato una scuola di grafica. Nel 1989 mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Roma. Sono stati anni di totale disorientamento e, paradossalmente, anche se per me dipingere era una necessità profonda. Lavoravo poco, ma andavo a tutte le mostre che venivano organizzate. Sono stati gli studi su Cèzanne – compiuti l’ultimo anno con Nato Frasca – a segnare il mio nuovo innamoramento per la pittura e allora ho compreso che era quella, per me, l’unica strada possibile.
Si può dire che il mio ritorno in Sicilia sia stato determinato dalla necessità di percorrere questa strada fino in fondo: desideravo scoprire la mia identità più profonda e intuivo che farlo era lavorare a tempo pieno – cosa che a Roma, per motivi economici, mi era impossibile.
Credo di aver sempre avuto buoni maestri e ottimi “compagni di strada”, la cui presenza è stata importante perché continuassi il mio percorso. Pur ritenendo la pittura un’esperienza fondamentalmente individuale, sono convinto che un giovane artista abbia bisogno di confrontarsi con personalità affini in un ambiente non ostile, all’interno delle quali le sue aspirazioni siano riconosciute, accettate, e magari incoraggiate. In questo senso la presenza del Gruppo di Scicli è stata ed è per me di fondamentale importanza; perché ha saputo alimentare e tenere vive le mie aspirazioni, anche se con qualche rischio: mi riferisco alla “tentazione” di adagiarmi in una presunta identità di gruppo, tralasciando gli aspetti più individuali della mia ricerca.

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